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Calvera - La Storia

Logo Basilicata Vacanze Calvera Inizialmente si chiamò Kalaurus, “luogo in cui spira aria pura”, in seguito Calavera e poi Calvera. Non esiste alcuna notizia documentata sulle origini di Calvera. Giacomo Racioppi nella “Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata” scrive che Calvera è nominata in una carta greca del 1053. Si può ritenere che, sorta nel X secolo con l’arrivo di monaci greci, fece parte della contea di Chiaromonte per circa un paio di secoli, ma la prima testimonianza scritta è del 1134. In questo documento si legge che il beato Nilo, Archimandrita del tempo del monastero di Sant’Elia di Carbone, dell’ordine di San Basilio, comprò il castello (o le terre) di Calvera, per il prezzo di 500 ducati, dai fratelli Alessandro e Riccardo signori di Chiaromonte. Calvera dipese, quindi, dal Monastero di Carbone per poco più di tre secoli. Verso la metà del Quattrocento fu occupata e strappata alla signoria del monastero di Carbone dai Sanseverino, che la dominarono fino al 1732, quando fu acquistata da don Giuseppe Donnaperna la cui famiglia ne detenne il dominio fino a quando subì gli effetti delle leggi eversive (la legge di Giuseppe Bonaparte del 1806 che abolisce i feudi). Nell’archivio di Stato di Napoli Tommaso Pedio ha attinto la notizia che, dopo la repressione dei moti carbonari del 1820-1821, il calverese Andrea Cosentini fu schedato dalla polizia come “Proprietario, antico ed accanito settario” e nell’Archivio di Stato di Potenza la seguente altra documentazione “Arbia Giuseppe (…) coinvolto nei fatti svoltisi in questo centro abitato nel 1848, fu incluso fra gli attendibili politici e sottoposto a sorveglianza di polizia”. Nel periodo post-risorgimentale anche Calvera, come tutti i paesi della Basilicata e del Mezzogiorno, visse nel pericolo e nella paura del brigantaggio. Nel 1875 il paese fu invaso da una vasta frana che distrusse numerose case e parte della Chiesa Parrocchiale della Madonna del Carmine. Calvera, in una cornice ricca di spettacolare paesaggio, custodisce prevalentemente piccole case inserite in una viabilità rettilinea, calibrata su una dimensione umana difficilmente adattabile ad un intenso traffico veicolare. Il centro urbano, di età tardo medioevale, è costituito da tanti piccoli isolati tra i quali emergono nuclei di maggiori dimensioni destinati ad assolvere prevalentemente funzioni di carattere sociale, specialmente in rispondenza di piazzette (come i campielli veneziani) o di slarghi.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.