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Rapolla - La Storia

Logo Basilicata Vacanze Rapolla Il toponimo deriva, secondo il Racioppi, da rapa o rappa, spina e luogo pieno di spine; secondo altri studiosi da rapula, ravanello, o secondo il Bozza da Strapellum, trapiantare. È il territorio d’antichi insediamenti, come testimonia il famoso sarcofago di Rapolla della seconda metà del II secolo, ora conservato nella torre dell’orologio del castello di Melfi. L’origine attestata risale tra il 984 e il 994, periodo in cui il monaco siciliano Vitale da Castronuovo col nipote Elia fondò un monastero di rito greco. Rapolla divenne quindi una fiorente comunità basiliana e un centro di vita religiosa con tante chiese, laure e monasteri. Già sede vescovile prima del 1012, fu diocesi fino al 1528, quando fu unita a quella di Melfi. Nel Palazzo Vescovile di Melfi c’è un salone con i dipinti degli stemmi di tutti i Vescovi di Rapolla. Nel 1042 fu conquistata dai Normanni e nel periodo normanno-svevo conobbe il momento di maggiore splendore. Nel Castello della città Roberto il Guiscardo imprigionò il nipote Ermanno che era insorto contro il duca nel 1059. Saccheggiata nel 1137 dalle truppe di Lotario II, distrutta dai melfitani nel 1183, fu ricostruita da Guglielmo il Buono. Fu feudo di Galvano Lancia, Herveo de Chevreuse, Giovanni Galard, Anselino de Toucy, Ugone de Sully, Mirabella. Tornato nel demanio regio, nel 1416 fu ceduto ai Caracciolo; poi a Diego Orlando di Mendoza ed infine ai Caracciolo di Torella, che lo governano fino all’eversione della feudalità.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.