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Ruvo del Monte - La Storia

Logo Basilicata Vacanze Ruvo del Monte Reperti archeologici: necropoli con tombe e corredi funerari maschili (lance, spade, elmi bronzei) e femminili (ornamenti, collane in ambra) e con raffinate ceramiche a decorazione geometrica, rinvenuti sul colle Sant’Antonio, custoditi nel Museo Archeologico del Melfese e in parte presso il Museo Civico Archeologico, nel Palazzo Comunale,  attestano l’origine antichissima del sito (VII-VI secolo a.C.), abitato dai Peuketiantes, gente di cultura nord-lucana. Secondo alcuni studiosi sarebbe l’antica Rufra o Rufriae e nominata nell’Eneide di Virgilio fra le città che accorrono in aiuto di Enea. Per il Racioppi il toponimo deriva dalla parola del basso latino rubus, luogo spinoso o di fratte. Un centro abitato, di origine medioevale, col nome di Ruvo è citato nel 1045 nel Codex Cavensis Diplomaticus. La denominazione del Monte fu aggiunta nel 1863. A metà del secolo XI fu potente roccaforte longobarda, importante per la strategia di difesa della contea di Conza. Il feudo dopo la dominazione sveva appartenne alla famiglia Armaterra. Distrutto nel 1268 durante la repressione ghibellina, fu ricostruito nel XIV secolo dalla famiglia Del Balzo. Passò successivamente ai Gesualdo che lo tennero per tre secoli. Si susseguirono poi nel dominio del feudo i Pignatelli, i Caracciolo di Torella ed infine il marchese Mazzucca fino all’eversione della feudalità. Dopo l’unità d’Italia subì i violenti attacchi delle bande dei briganti guidate da Carmine Donatello Crocco, Nicola Summa detto Ninco Nanco e Giuseppe Caruso, alle quali si unirono pure molti contadini ruvesi. Negli ultimi decenni dell’Ottocento e nel Novecento la miseria spinse molti cittadini ad emigrare nelle Americhe e in Europa.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.