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Acerenza - Il Castello

Logo Basilicata Vacanze Acerenza Tutti sanno che un tempo, almeno sino all’ottocento, nella città di Acerenza c’era un castello che si dice costruito dai Bizantini ed abitato dai Longobardi e, quindi, ci sono numerose leggende. Nel periodo in cui Acerenza era padrona di larga parte del territorio circostante, c’era un re che mentre andava a caccia vide un uomo intento a zappare il suo campicello. Il sovrano chiese cosa stesse facendo, ma il contadino rispose seccato: “Quello che tu non conosci, ovvero cercarsi da vivere senza servi e schiavi musulmani”.

Il re non rimase colpito, poiché conosceva il malcontento del popolo, ma chiese ancora: “Perché non vieni a corte con me così vedi come può essere difficile la vita di un sovrano?”.

E lo zappatore: “Va bene, ci sto ”.

Andarono insieme a corte e lo zappatore fu subito preso dall’entusiasmo vedendo che alcune ancelle si prendevano cura di lui. Ma la vita, come aveva detto il re, non era facile.

Alcuni cortigiani, visto il nuovo arrivato, iniziarono a congiurare contro di lui.

Dapprima scomparve dalla tavola un bellissimo vassoio bizantino e subito tutti dettero la colpa al povero, poi fu ammazzato il cuoco e, successivamente, il coppiere del re.

Il re volle sapere il senso di questi fatti dopo che i cortigiani gli rivelarono che era stato lo zappatore a fare questo. “Dunque così mi ripaghi? Dopo che ti ho accolto nella mia casa come un figlio e ti ho fatto godere la gioia dell’essere re? Ora, devi andare in prigione ed essere punito”

Nella notte, in quella buia ed umida prigione, il contadino pensava al dolore di aver incontrato quel re così ottuso e cattivo. Era intendo alla preghiera, quando all’improvviso si mosse il cancello di ferro ed apparve lo stesso re di Acerenza. Il contadino non disse niente, ma il re iniziò a parlare: “Hai visto, caro suddito, come alberga la cattiveria dentro questo castello, e a quante congiure devo sottostare per non fare la fine che farai tu. Ma non preoccuparti, ti farò fuggire, a patto che tu mi prometta di dire in giro che non si può mai invidiare un sovrano senza averlo fatto prima”.

Lo zappatore riuscì a fuggire, e dal quel giorno rimase sempre lontano dal castello, e non volle incontrare mai più alcun sovrano.

FONTE: Consiglio Regionale di Basilicata.