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La Storia della Basilicata / Eneolitico

La transizione dal Neolitico all’Eneolitico si configura come un graduale processo di trasformazione che investe le comunità di agricoltori neolitici insediate in Italia. A partire dagli inizi del III millennio a.C. l’arrivo in Occidente di gruppi umani, provenienti dal Mediterraneo orientale e in possesso di una cultura tecnologica avanzata, tra cui la metallotecnica, provoca una serie di cambiamenti socio-economici. Questo periodo iniziale dell' Età dei Metalli è caratterizzato dalla scoperta e dalla lavorazione del Rame. La ricerca del metallo, che si farà più intensa nella successiva Età del Bronzo quando oltre al rame veniva cercato lo stagno per ottenere la lega bronzea, favorì inoltre notevoli contatti tra popolazioni diverse, con conseguenti modificazioni del costume di vita e delle usanze funerarie. Sono documentate, infatti, vistose trasformazioni nel modo di seppellire i defunti, con l’uso delle tombe collettive che sostituisce la precedente consuetudine delle sepolture individuali; in esse le deposizioni non avvenivano necessariamente in uno stesso momento, ma la tomba veniva riaperta in più riprese e spesso le ossa dei precedenti inumati venivano spostate per far posto al nuovo defunto. Questo rito di seppellimento collettivo trova ampia diffusione nell'Italia centro-meridionale, dove esso veniva praticato scavando appositamente nella roccia grotticelle artificiali alle quali si accedeva tramite un pozzetto o un piccolo corridoio scoperto, mentre la vera e propria camera sepolcrale veniva sbarrata, dopo ogni seppellimento, da una lastra di pietra detta "chiusino". Tale fenomeno rispecchia una rinnovata organizzazione sociale di tipo patriarcale con clan allargati entro i quali emergono figure eminenti di rango. E’ inoltre attestata la diffusione di culti rivolti alla sfera celeste che affiancano originarie pratiche religiose, connotanti le comunità agricole neolitiche, rivolte alla Terra e al mondo ctonio; compaiono, infine, armi da offesa (asce, pugnaletti) a testimoniare una attività guerriera, non documentata precedentemente. I numerosi insediamenti neolitici divengono ora limitati abitati posti a poca distanza dalla costa o sopra la superficie dei laghi grazie a strutture lignee (palafitte), oppure ancora in zone collinari, il che fa pensare che l'attività agricola sia stata ridotta a favore di quella dell'allevamento e della pastorizia. Gli scambi fra villaggi divengono sempre più frequenti. Le collane e i pendagli ornamentali che sono stati trovati in gran numero nelle sepolture eneolitiche testimoniano proprio che i commerci subirono un notevole incremento e che divennero oggetto di scambio anche conchiglie e altri materiali (marmo, steatite, calcite). L’Eneolitico si configura dunque come una fase piuttosto complessa, caratterizzata da testimonianze culturali diversificate e da un’economia in cui sulla precedente base produttiva agricola predomina l’attività pastorale tipica dei gruppi nomadi e dei cercatori di minerali provenienti dall’ambito egeo-anatolico tra il 2500 e il 1800 a.C.

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In Basilicata

I nuovi fermenti culturali si manifestano e divengono tangibili in seguito all’elaborazione, durante la prima età dei Metalli, di nuove facies culturali come quella detta di Laterza, nella regione apulo - materana, e quella del Gaudo, in area campana. In Basilicata, la cultura di Laterza, con le tipiche ceramiche impresse, è diffusa nel territorio di Materae, nel Melfese, a Toppo Daguzzo; la facies del Gaudo è attestata, invece, nei siti lungo le vallate dell’Agri e del Sinni; infine, un complesso ed evidente intreccio di rapporti con entrambe le culture si manifesta lungo la fascia costiera ionica nella tomba eneolitica di Tursi-contrada Panevino, afferente ad un personaggio di alto rango, dotato di bastone di comando in arenaria e connotato come guerriero dalla presenza di un pugnale di rame. Elementi delle due facies si ritrovano anche nelle grotte di Latronico, nei livelli sovrastanti i depositi risalenti al tardo Neolitico e in alcune tombe a grotticella; tale centro, collocato lungo la valle del Sinni, costituisce il luogo di elaborazione di una caratteristica ceramica a superficie scabra con applicazione di cordoni o di scaglie d’argilla.